IL TRACCIATO
Il tracciato del Cammino dei Monaci, studiato in collaborazione con il con il Dipartimento di Architettura e Studi Urbani (DAStU) del Politecnico di Milano, ricerca con costanza i percorsi ‘verdi’, per evitare i disagi di un paesaggio troppo urbanizzato e poco consono allo spirito del viandante.
Lungo la via si incontrano le aree protette del Parco Agricolo Sud Milano, il Parco della Vettabbia, l’Oasi WWF di Montorfano e i Parchi Locali di Interesse Sovracomunale (P.L.I.S.) di San Colombano al Lambro e quello dei Sillari.
Soprattutto si segnala che circa il 40% del percorso segue piste ciclo-pedonali in protezione. Altra particolarità del cammino sono le possibilità di incontro con centri educativi e di coesione sociale sparsi nel territorio che sono anche fra i promotori dell’iniziativa.
Osservando la mappa si rileva che il tracciato è definito dalle aste di due corsi d’acqua della Bassa Milanese: la Vettabbia, che tanta parte ebbe nelle cronache milanesi del Medioevo, e il Lambro, allora navigabile almeno per piccole imbarcazioni.
Fra i monumenti capisaldi del cammino occorre segnalare: le basiliche milanesi di S. Lorenzo maggiore e di S. Eustorgio, le abbazie di Chiaravalle, di Mirasole e di Viboldone, i nuclei storici di Melegnano, di Lodi vecchio e la villa di Orio Litta.
Leggermente fuori dal percorso principale, si trovano anche San Colombano al Lambro e Sant’Angelo Lodigiano.
La stagione migliore per fare il Cammino è piuttosto lunga, da settembre a maggio.
Il sito Lombardia Facile…oltre la disabilità, di Regione Lombardia, ha dedicato una pagina al Cammino dei Monaci, pagina ricca di informazioni e spunti for all.
Il cammino, nei tratti ciclopedonali, può essere percorso da persone con difficoltà motorie.
LE TAPPE
Il cammino si sviluppa per 64.5 km, divisi in 4 tappe. Il tempo di percorrenza totale del cammino è di 16 ore circa. Il cammino è completamente pianeggiante.
Tappa 1
Milano – Sant’Eustorgio – Viboldone 15,0 km
La prima parte del tracciato si sviluppa da Milano, piazza sant’Eustorgio, sino alla Abbazia di Viboldone, per circa 15 km e circa 3 ore e 30 minuti di cammino, sempre in piano.
Il cammino prende avvio dal centro di Milano, dalla Basilica di S. Eustorgio, a Porta Ticinese il quartiere di Milano anticamente in relazione con la campagna e con la produzione casearia.
Si possono visitare alcune delle maggiori chiese cittadine, Basilica di San Lorenzo Maggiore, S. Nazaro in Brolo, prima di avvicinarsi alla direttrice di Corso di Porta Romana, tradizionale via storica di accesso alla città ancora connotata dalla porta eretta sulle mura spagnole nel 1596.
Nella periferia cittadina il cammino attraversa il quartiere Nosedo, antico sobborgo agricolo le cui vecchie cascine ospitano oggi attività sociali, mentre gli spazi aperti sono stati destinati a parchi pubblici dove si è cercato di ricreare il tradizionale paesaggio agricolo della Bassa con fontanili e marcite.
Il Parco della Vettabbia fa da ideale connessione con l’Abbazia di Chiaravalle. Riconoscibile dall’alta torre nolare, l’abbazia fu promossa da San Bernardo di Clairvaux nel 1135. Di grande rilievo gli affreschi trecenteschi, il coro ligneo seicentesco e, all’ingresso del complesso monastico, la cappella di S. Bernardo.
Dopo la doverosa visita, il cammino volge verso un territorio di frangia fra aree industriali, ferrovie e strade. Qualche tratto segue l’asfalto, senza protezione. Il paesaggio muta dopo Civesio, avvicinando il borgo e l’abbazia di Viboldone, fondata di monaci umiliati nel XII sec, ampliata durante la prima metà del Trecento. L’interno, sobrio e rigoroso, è affrescato con interventi attribuiti ad artisti quali Giusto de Menabuoi e Michelino da Besozzo.
Tappa 2
Viboldone – Tavazzano con Villavesco, 16 km
La seconda parte del tracciato si sviluppa dall’Abbazia di Viboldone a Tavazzano, per circa 16 km e circa 4 ore di cammino, sempre in piano.
Seguendo a una certa distanza la Roggia Vettabbia, corso d’acqua oggi con funzione irrigua ma in passato, fin dai tempi dei Romani, via navigabile, il cammino punta verso sud per raggiungere Melegnano.
Si propone però anche una variante che da Viboldone, passando per S. Giuliano Milanese, segue il Sentiero dei giganti dal nome della tremenda battaglia di Marignano del 1515, che vide scontrarsi 30 mila uomini dell’esercito di Francesco I di Francia contro circa 20 mila soldati confederati svizzeri al soldo di Massimiliano Sforza, che ebbero la peggio.
I due percorsi si riuniscono a Melegnano.
Di particolare interesse per il classico paramento murario in cotto e per la struttura, risultato della giustapposizione di edifici di epoche diverse, la Basilica di S. Maria Assunta in Calvenzano, fondata nel sec. XI. Da ammirare il portale d’ingresso scolpito e gli affreschi trecenteschi dell’abside. Nell’annesso convento sarebbe stato giustiziato Severino Boezio nel 524.
Ora il cammino, superata Vizzolo Predabissi, si allinea al corso del fiume Lambro seguendo strade provinciali a bassa intensità di traffico.
Il paesaggio è quello classico della Bassa con vaste estensioni di campi per colture foraggere.
Il cammino si è spostato ora a oriente della Via Emilia, la strada romana che, con la Via Flaminia, univa Roma con le regioni oltre il Po.
Il Cammino dei Monaci opta per un tranquillo divagare nella campagna bagnata dalle acque derivate dal vicino Canale della Muzza e dopo Casalmaiocco entra a Tavazzano, sede di una delle più imponenti centrali termoelettriche lombarde.
Gran parte del cammino si svolge entro il Parco Agricolo Sud Milano, ampia area estesa a semicerchio lungo il perimetro a sud della provincia di Milano composta da 61 Comuni.
Tappa 3
Tavazzano con Villavesco – Fornaci di Borghetto Lodigiano, 23,7 km
Tappa lunga, interamente nelle campagne del Lodigiano, con le vaste cascine a corte, nuclei fondativi della colonizzazione agricola, perfezionata nel XIX sec. con le grandi aziende a conduzione ‘industriale’ dove i contadini e le loro famiglie dimoravano occupandosi prevalentemente dell’allevamento del bestiame da latte.
Tuttora il Lodigiano conserva posizioni di primato nella produzione di latte e dei suoi lavorati, fra cui il ben noto Grana Padano.
Da Tavazzano ci si inoltra fra i campi per puntare subito su Lodi Vecchio, primitivo insediamento della Laus Pompeia romana, distrutto dai Milanesi a due riprese nel 1111 e nel 1158, per essere poi ricostruito dov’è oggi, in prossimità dell’Adda.
Appena fuori dall’abitato c’è la chiesa di S. Bassiano che presenta i pregevoli aspetti delle chiese padane trecentesche nel passaggio fra romanico e gotico. Merita una sosta e una visita.
Si riprende il cammino con un lungo tratto fra le campagne e infine si raggiunge Borghetto Lodigiano, bel paese di grossi cascinali, con un elegante palazzetto tardogotico nella piazza principale, diviso in due parti dal Sillaro, piccolo fiume di pianura.
La tappa, per quanto riguarda il pernottamento si chiude 4 km dopo, presso la frazione Fornaci, sede di un agriturismo.
Tappa 4
Fornaci di Borghetto Lodigiano – Corte S. Andrea, 10 km
Questa tappa è di tutto riposo poiché ormai siamo al cospetto del Po.
Stiamo scendendo verso le terre basse del Lodigiano, dove anticamente si incrociavano le strade provenienti dal Piacentino e dirette a Milano, a Pavia, a Cremona, dove il regime delle acque rimaneva a lungo instabile, dove il Po minacciava da vicino gli abitati con i suoi mutevoli stati d’animo traducibili in rovinose alluvioni, dove i tanti pellegrini diretti verso Roma si trovavano smarriti, dove, ancora, gli imperatori germanici, proprio per la convergenza di tante strade, avevano l’uso di impiantare le loro periodiche diete per dirimere le questioni politiche più importanti con i non sempre accomodanti sudditi italiani.
La tappa, fra l’altro, prevede una variante o, meglio, un’alternativa.
Giunti infatti sull’argine del Lambro, dopo aver attraversato con cautela la trafficata strada statale 234, ci sono due alternative:
– proseguire per raggiungere subito Corte S. Andrea
– deviare a sinistra per toccare dapprima Orio Litta.
Se seguiamo quest’ultimo suggerimento ci troveremo, nell’abitato di Orio, di fronte alla maestosa sei-settecentesca Villa Litta Carini, il cui scomparso giardino si affacciava a terrazze sulla valle del Po.
Il cammino si chiude a Corte S. Andrea, articolato complesso colonico, citato nell’itinerario romeo del vescovo Sigerico del 990 (un cippo, sulla sponda del Po, evoca il ‘passo’ del fiume) e, ancora prima, in documenti dell’887 quando la vedova di Ludovico II ne fece dono al monastero di S. Sisto di Piacenza.
Su un arco d’accesso della corte si scorgono gli stemmi delle famiglie che ebbero la corte in periodi più vicini a noi: D’Este, Belgioioso, Trivulzio.
Il traghetto, oggi una barca a motore e non le precarie zattere di un tempo, collega la sponda lombarda con la piacentina lungo la Via Francigena (Transitum Padi di Corte S. Andrea).